Puntata 5 – ‘O Chiavicone non c’è più 😢

Ciao ragazzi, come va? È da un po’ che non ci si sente.
Io sono in ferie, ed ero un po’ dispiaciuto, quindi mi sono messo al microfono.
Sono dispiaciuto perché ieri, 2 gennaio 2021, è scomparso qualcosa che mi fermavo spesso a guardare.
Lì, davanti al mare.
Mentre tutti i tamarri del Lungomare Liberato si accalcavano dinanzi un osceno cancello arrugginito pieno zeppo di catenacci, il mio sguardo puntava sempre un po’ più in basso.

l'ex arco borbonico, detto 'o chiavicone
foto: https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/arco_borbonico_colonna_spezzata_ecco_muoiono_ultimi_ricordi_luciani_re-4593779.html
L’arco dopo il crollo

C’era un arco in pietra nera, che rappresentava il punto terminale dell’antico sistema fognario della città di Napoli.
Ma anche, tra 1800 e 1900, un approdo per pescatori e piccole imbarcazioni.

Bene, da ieri, quell’antico pezzo di storia partenopea non c’è più.
Colpa di una mareggiata e del maltempo.
Colpa di chi, per oltre un decennio, ha temporeggiato e fatto finta di nulla.

Il Chiavicone non c’è più!

Le chiaviche , invece, dopo aver passato un capodanno senza pensieri, continueranno a non averne, di pensieri. Figurati se 4 pietre a mare intaccheranno le loro coscienze.

D’altronde… erano solo 10 anni che veniva pubblicamente denunciato lo stato di fatiscenza della struttura.


Dicevamo. Da ieri 2 gennaio 2021, l’antico arco borbonico di via Partnope non c’è più.
Aveva resistito alla recente mareggiata di fine dicembre, quella che avevano arrecato danni a tutte le attività commerciali del lungomare.
Poi ha ceduto, pare a causa del maltempo che c’è stato in questi giorni.

Già nel 2018 una forte mareggiata ne aveva compromesso la stabilità.
Tutto il basamento di pietra era stato praticamente spazzato via e l’arco, dal peso di diverse tonnellate, poggiava sulla porzione di un singolo masso.
A guardarlo sembrava che stesse lì a sfidare le leggi della fisica.
Erano davvero pochi centimetri di appoggio.

Per preservare la struttura si era intervenuti sostenendola con delle impalcature in tubi innocenti.
Poi le cose sono andate come sono andate.
E magari dopo cerchiamo di capire per colpa di chi.

Prima però vediamo un po’:

Cosa era questo arco borbonico?

Era un manufatto dalle diverse anime.

  • Un vecchio approdo per piccole imbarcazioni, dicono in molti ;
  • Ma anche – e soprattutto – la parte finale dell’antica cloaca maxima partenopea.

La prima natura dell’arco, quella di molo di approdo, è relativa.
Come fa giustamente notare IdentitaInsorgenti.com in un articolo commemorativo a Napoli un molo borbonico già c’era ed era ubicato a Santa Lucia, lì dove prima arrivava il mare.
L’arco in questione nacque nei primi anni dell’Ottocento, quando l’allora canale fognario a cielo aperto della città di Napoli, il chiavicone, venne interrato.

L’arco venne costruito proprio per fare da frangiflutti alla cloaca che sfociava a mare.

Raccolta di dipinti e fotografie riguardanti l’arco borbonico, fonte: https://www.identitainsorgenti.com/il-crollo-cede-larco-borbonico-del-chiavicone-di-via-partenope-in-abbandono-da-anni/

Ovviamente, a parte questo, è praticamente certo che la struttura venisse utilizzata in modo saltuario come punto di appoggio dalle piccole imbarcazioni di pescatori luciani, benché si trovasse in condizioni abbastanza sfavorevoli per approdarvi quando vi erano condizioni avverse di vento e mare.

A indurre inoltre in errore tutte le persone che ne hanno interpretato la natura dell’arco come quella di approdo vi sono sicuramente le numerose testimonianze artistiche e fotografiche che ritraggono il manufatto con imbarcazioni attraccate.

Fotocromia di inizio ‘900

Il Chiavicone fu un piccolo attracco temporaneo per pescatori e altre imbarcazioni, ma soprattutto la parte finale della nascente rete fognaria partenopea.

Di chi è la colpa?

Praticamente l’arco, il Chiavicone, era una fogna? Sì.
Aveva rilevanza storica per la città di Napoli? Sì, certo.
E pertanto era un bene da tutelare. Peccato.

Peccato soprattuto perché, come già detto, la struttura aveva resistito alla mareggiata di fine anno. Tanto che Il Mattino, il 30 dicembre, titolava:
Napoli, la mareggiata sul lungomare risparmia l’antico (e precario) molo borbonico

Di chi è la colpa del crollo?
Leggo le parole di Francesco Carignani Di Novoli, consigliere comunale, sulla sua pagina Facebook.
Carignani allega al post Facebook tutti gli screenshot delle passate segnalazioni pubbliche di marzo e ottobre, oltre alla copia della sua lettera di sollecito di intervento inoltrato all’Autorità Portuale.

Qualcuno tra i commenti, lucidamente, fa notare che se è vero che la sopraintendenza ha affidato il tutto all’autorità portuale, il comune continuava ad avere vari organi per vigilare (ed è ciò che ha fatto lo stesso Carignani). Ma anche la sopraintendenza stessa doveva sorvegliare l’operato dell’autorità.

Il punto però è un altro.
È stata la fine annunciata di una memoria storica. Fosse pure un pezzo di fogna.

Forse a Napoli fa più “cultura” il Pizzafest?
O forse, come qualcuno chiede, l’arco borbonico era solo di intralcio ai progetti di ampliamento del lungomare?

Difficile, onestamente, trovare un disegno tanto preciso dinanzi la pluriennale indifferenza istituzionale.

Difficile, per molti, comprendere che un manufatto borbonico, seppur un vecchio pezzo di fogna, opportunamente valorizzato, a lungo termine ti fa vendere qualche pizza in più sul territorio.

Link

Credits

Sigla: Una Sera A Napoli (2019) – A.K.1974

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